Il progetto “Paesedentro“, nel corso della prima edizione, attraverso un approccio sperimentale serio e rigoroso, ispirato alle riflessioni dello studioso e regista Alain Bergala (autore del volume “L’ipotesi cinema”), ai ragazzi ha chiesto di esprimere, telecamera o cellulare alla mano, il proprio punto di vista sulla realtà, per la co-costruzione di un documentario che racconti – con il loro sguardo – le modificazioni spaziali, sociali e umane prodotte dai gravi eventi naturali che hanno colpito il territorio montano della Provincia di Teramo.
All’inizio di ogni modulo sono state svolte proiezioni/lezioni di cinema in plenaria, con tutti i gruppi-classe coinvolti nel progetto, riuniti in una sala – che fu cinema – di Montorio al Vomano.
Ogni lezione introduttiva è stata articolata tra la visione di frammenti di film e indicazioni pratiche/operative. La fotografia è il primo strumento di comunicazione visiva con cui i ragazzi si sono confrontati prima di arrivare alla complessità della ripresa audiovisiva e alla gestione dei suoi molteplici parametri. Le lezioni iniziali e i successivi incontri laboratoriali hanno costituito l’attività propedeutica per lasciare poi i ragazzi autonomi nell’esprimere consapevolmente il loro punto di vista. Nel secondo modulo si è fatto raccontare ai ragazzi la realtà che li circonda attraverso l’utilizzo di una singola inquadratura alla maniera dei Fratelli Lumière che, più di cento anni fa, costretti da necessità tecniche, realizzavano delle singole inquadrature fisse di un solo minuto. Il terzo modulo si è aperto con l’analisi degli aspetti sonori del linguaggio audiovisivo e la scoperta di una forma spesso non collegata al cinema: ovvero l’intervista audiovisiva. Anche in questo caso è stata realizzata una lezione/proiezione collegiale per analizzare esempi cinematografici di raccolta di testimonianze, intesa non in termini solamente giornalistici, ma, in una più ampia visione, come strumento di analisi, studio e approfondimento del territorio e dei suoi abitanti. Ai ragazzi è stato quindi chiesto di confrontarsi inizialmente con i racconti dei propri compagni di banco, filmando essi stessi, con la propria telecamera o il cellulare. Poi sono stati invitati a coinvolgere alunni di diversa nazionalità e poi i genitori, quindi i parenti più anziani come nonni e zii. Il progetto diventa così intergenerazionale. Il quarto modulo ha previsto la produzione audiovisiva vera e propria. Il lavoro produttivo si è spostato dalle aule scolastiche al territorio di appartenenza dei quattro gruppi classe.
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-> Documentario Paesedentro
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Nella seconda edizione il progetto ha voluto proseguire il lavoro svolto nell’anno scolastico 2018/19, che si è concretizzato nella documentazione delle aree interne attraverso video-interviste a testimoni privilegiati della comunità. Nella seconda edizione il focus è stato l’appartenenza territoriale e la sua narrazione orale. Nell’anno rodariano (centenario dalla nascita di Gianni Rodari, 1920-2020) c’è stata l’ambizione di unire lo studio della creazione delle storie con il racconto delle proprie origini da parte dei compaesani. Il dispositivo didattico proposto è partito dalla considerazione del cinema come macchina per produrre racconti e narrazioni, in grado di affabulare il dato reale. Prendendo come punto di riferimento la lezione di Gianni Rodari ne “La grammatica della fantasia”, il percorso di formazione per studenti e docenti ha voluto sviluppare le competenze per raccogliere testimonianze da parte degli abitanti, selezionarle adattandole alla narrazione cinematografica e metterle in scena sotto forma di episodi di mokumentary (documentario ricostruito) per creare un lungometraggio ad episodi.
I docenti delle scuole e i ragazzi che partecipano al progetto sono stati chiamati ad attenersi al tema e a proposte di lavoro molto precise, le cosiddette “regole” che tutti devono applicare nei rispettivi gruppi di lavoro. Il tema e le regole indicate costituiscono il punto di partenza per l’approccio e per la scoperta del cinema, in cui tutti sono chiamati a riconoscersi. Punto di arrivo del lavoro intrapreso è la realizzazione di un documentario di finzione, di un prodotto audiovisivo che nelle testimonianze non cerchi solo racconti personali ma anche leggende, miti locali, canzoni, vicende storiche a metà tra sogno e realtà; come a riprendere il lavoro di Italo Calvino sulle fiabe italiane tenendo a mente la lezione di Gianni Rodari su come si costruisce una storia partendo da alcune note storiche. La realizzazione del lungometraggio-documentario sulla memoria dei luoghi e sui suoi abitanti, che sia il frutto di una autentica pedagogia dell’atto creativo e non del semplice intervento di un esperto che usa gli studenti secondo logiche del tutto esterne al lavoro didattico, è stato possibile solo attraversando una serie di fasi/moduli che sono anche tappe di una lavorazione creativa, di una presa di consapevolezza linguistica e tematica da parte di tutti i soggetti coinvolti.
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Il progetto, sia nella prima che nella seconda edizione, ha coinvolto 4 scuole, circa 100 studenti e 12 docenti.