E’ scomparso a 31 anni il giovane regista bolognese Tommaso Merighi. La notizia è stata diffusa dalla pagina social della Cinemovel, che lo ha ricordato definendolo “un giovane uomo talentuoso” promettendo che, ovunque andranno, “ci sarà sempre una sedia in platea e un posto in carovana dedicato a te”.
Chi era Tommaso Merighi: dopo l’Università di Lettere e Beni Culturali di Bologna inizia a realizzare videoclip per gruppi musicali emergenti. Nel 2018 entra al Centro Sperimentale di Cinematografia di Milano per formarsi come regista, lavorando poi a spot per start up e a progetti per realtà sociali. Il suo reportage Il ritorno del lupo, realizzato insieme a Niccolò Barca nel 2023, vince il premio Rai al Trento Film Festival.
Merighi ha collaborato con la Cinemovel Foundation, realtà impegnata da oltre dieci anni nella progettazione e nella sostenibilità di iniziative di cinema itinerante. La fondazione promuove il cinema come strumento di conoscenza, scambio e sensibilizzazione, portando proiezioni nelle comunità locali, nelle scuole e nei villaggi e costruendo collegamenti tra realtà locali, nazionali e internazionali per favorire lo sviluppo culturale e sociale dei territori attraversati.
Tra le iniziative Cinemovel supportate dal Piano nazionale cinema e immagini per la scuola c’è Schermi in Classe, il progetto che crea spazi cinematografici per le scuole e connette reale e virtuale per condividere film e contenuti audiovisivi in una dimensione collettiva.
L’ultimo lavoro di Merighi è stato il documentario Allacciate le cinture, il viaggio di Io, Capitano in Senegal, prodotto dalla Fondazione Cinemovel in collaborazione con Rai Cinema e la Fondazione Lam per le Arti Contemporanee. Il film narra la proiezione itinerante del film di Matteo Garrone, Io Capitano, nei villaggi e nelle scuole del Senegal, mostrando attraverso immagini e testimonianze l’incontro tra il film e il pubblico locale.
Le parole di Merighi, che del documentario è stato il regista, rimarranno un testamento utile e di ispirazione per chi come lui vorrà approcciarsi al cinema e alla narrazione per immagini con la sua stessa passione e capacità:
“Girare questo documentario è stato come tuffarsi in acque inesplorate. La nostra regola è stata quella di non avere aspettative, di essere pronti ad accogliere ogni istanza senza manipolarla, ma ascoltandola nella sua autenticità. Ci siamo spogliati di ogni preconcetto, nel bene e nel male, per metterci al servizio delle voci e delle storie delle persone. Questo approccio ci ha permesso di raccogliere frammenti di un’esperienza dolorosa, un viaggio verso l’ignoto che ha lasciato un segno profondo.”

 
			 
		

 
        		